GUIDA ALLA POSA IN OPERA CERAMICHE
L’uso sempre più diffuso di gres porcellanati UGL, contraddistinti da elevate caratteristiche tecniche ed estetiche e destinati ad ambienti commerciali e residenziali, richiede una sempre maggiore attenzione alle modalità di posa e pulizia per ottenere i risultati migliori. Le piastrelle in gres porcellanato di moderna concezione hanno adottato ormai le lavorazioni tipiche dei prodotti lapidei (rettifica, lappatura, levigatura) portando a pose a cosiddetto ”giunto minimo”. L’uso di pezzi speciali (listelli, doghe, tagli a idrogetto) o l’uso del ”multiformato” complicano la posa dei pavimenti. PUNTO CERAMICA ritiene pertanto utile ricordare alcune regole fondamentali che sono da applicarsi alle piastrelle UGL (non smaltate), ma che sono buona norma anche per quelle GL (smaltate).
Le piastrelle in gres porcellanato sono caratterizzate da un bassissimo assorbimento d’acqua (inferiore a 0,5%) ed è quindi necessario utilizzare colle specifiche e di alta qualità ed è sconsigliata in ogni caso la posa tradizionale su caldana cementizia. I collanti più adatti alla posa del gres porcellanato si possono identificare in:
La rifinitura detta di rettifica ha portato a produrre piastrelle di misura estremamente precisa assimilabile ad un ”calibro unico” per cui il consumatore finale è portato spesso a chiedere pose a
”giunto minimo”. Si definisce posa a ”giunto minimo” una posa che prevede un fuga di mm 2 su materiali rettificati così da compensare le pur minime tolleranze di lavorazione.
Sono assolutamente sconsigliate pose senza fuga per le quali si declina ogni responsabilità.
E’ possibile utilizzare stucchi con pigmenti colorati ma è preferibile, specialmente per prodotti rustici, con superfici rugose e lappate, eseguire una prova preliminare di pulibilità. E’ comunque
necessario effettuare una pulizia del pavimento immediatamente dopo la stuccatura. E’ sconsigliabile utilizzare stuccature con pigmenti colorati in contrasto con il colore delle piastrelle (esempio:
pavimento bianco con fuga marrone o antracite) in pavimenti naturali, mentre la pratica è assolutamente da evitare in pavimenti lappati.
Prima di piastrellare una superficie è necessaria un’attenta progettazione, funzione che può essere svolta dal costruttore dell’edificio, dal fornitore delle piastrelle e della
posa o, meno frequentemente, dallo stesso posatore.
Per elaborare questo progetto è opportuno tenere conto di alcuni requisiti fondamentali che stanno alla base di una piastrellatura “soddisfacente”.
Essa è tale quando è:
Base di partenza per una efficace opera di progettazione è la valutazione di alcuni dati quali:
Da questi dati si stabiliscono:
A questo punto si procede alla posa, cioè all’esecuzione del progetto, per la cui buona riuscita sono fondamentali la cura e la professionalità del posatore.
Egli, studiato l’ambiente, le piastrelle e il progetto, deve:
Sull’imballo vengono sempre riportate le dimensioni “nominali”, ovvero le dimensioni che si usano per designare il prodotto (es.: 60x60), le dimensioni di “fabbricazione”, cioè il “calibro”, (es.: 59,5x59,5) ovvero la dimensione prefissata per la produzione, alla quale la dimensione reale della lastra deve avvicinarsi entro i limiti di tolleranza ammessi dalle norme.
I materiali non temono confronti rispetto ai prodotti di cava: la ceramica tecnica è il punto di incontro tra il gres porcellanato prodotto con metodi industriali, e la naturalezza della pietra di cava.
Le caratteristiche tecniche del gres porcellanato garantiscono elevate prestazioni del materiale, motivo per cui viene definito anche porcellanato tecnico. Esso infatti costituisce la soluzione
ideale per architetti e progettisti, che possono fare affidamento su di un materiale per pavimenti e rivestimenti sicuro, resistente, ecocompatibile e di elevato pregio estetico.
Far trascorrere milioni di anni in pochi attimi. Questo è il nostro primo obiettivo: ricreare la straordinaria e naturale bellezza della materia. Il secondo è chiedere alla tecnologia di fare il
contrario di ciò che abitualmente fa, cioè generare casualità espressiva, come solo la natura sa fare.
Due obiettivi raggiunti attraverso un tenace lavoro di ricerca e sperimentazione presso i laboratori: a tutt'oggi il più avanzato del mondo per quanto riguarda il "porcellanato tecnico".
Le caratteristiche tecniche delle lastre ceramiche rispondono a precisi requisiti che stabiliscono limiti e riferimenti cui devono essere conformi per essere giudicate di buona qualità.
Questi presupposti costituiscono una dichiarazione di trasparenza nei rapporti tra il produttore e l’acquirente, essendo una sorta di carta d’identità del prodotto.
Le norme UNI, valide per l’Italia, le EN in vigore nei paesi Europei e le norme mondiali ISO, definiscono le caratteristiche più importanti che devono avere le lastre ceramiche di prima scelta e cioè
:
dimensioni/ spessore/ rettilinearità degli spigoli/ ortogonalità/ planarità
Allo scopo di realizzare al meglio superfici pavimentate e rivestimenti verticali, è fondamentale che il materiale utilizzato sia perfetto. Le caratteristiche che permettono di ottenere ottimi
risultati dal punto di vista tecnico/estetico, sono garantite dalla modularità delle singole lastre, le quali devono avere identiche dimensioni e spessori, non devono presentare avvallamenti o gobbe
(planarità) e devono avere i lati rigorosamente ortogonali tra loro.
La produzione del materiale ceramico attraverso una singola azione di pressatura sotto il peso di migliaia di tonnellate consente di ottenere superfici estremamente regolari e il gres porcellanato a
tutta massa ne è il principale esempio; il suo aspetto uniforme e la definizione della rettifica su lato e spigolo, sono alcune delle peculiarità che concorrono ad identificarlo come ceramica
tecnica.
assorbimento d’acqua
L’assorbimento d’acqua è legato alla porosità superficiale del materiale. Il materiale ceramico meno poroso è il gres porcellanato, che si attesta a livelli inferiori allo 0,5%. Nel caso del
porcellanato tecnico l’assorbimento d’acqua è pari allo 0,04%, grazie allo specifico processo di pressatura.
Il livello di porosità di un materiale ceramico è requisito fondamentale in quanto da esso dipendono molte altre caratteristiche che definiscono il livello di qualità e affidabilità di una
lastra.
resistenza alla flessione
Elemento distintivo fondamentale dei pavimenti che attesta la capacità di un materiale di resistere a determinati carichi di rottura. La resistenza alla flessione, che è innanzitutto legata allo spessore della lastra, è tanto maggiore quanto più basso è l’assorbimento d’acqua, aspetto che classifica ancora una volta il gres porcellanato come il primo tra i materiali da rivestimento più resistenti.
resistenza agli sbalzi termici; resistenza al gelo; coefficiente di dilatazione termica lineare
Le caratteristiche termo igrometriche sono legate alla straordinaria densità del materiale. Il porcellanato tecnico, avendo il più basso livello di porosità tra i materiali ceramici, è quello che assorbe meno acqua e che presenta quindi il minor rischio di subire spaccature o fessurazioni dovute alla pressione causata dall’aumento di volume che ha l’acqua gelando. Forti sbalzi di temperatura non sono quindi una minaccia per il gres porcellanato in quanto materiale compatto ed omogeneo in tutto il suo spessore.
resistenza ai prodotti chimici
Ai fini della resistenza all’attacco di sostanze chimiche, come quelle contenute in prodotti per la pulizia o derivanti dall’uso di acidi utilizzati in particolari ambienti di lavoro, la compattezza della superficie del materiale (che nel caso del gres porcellanato si estende a tutto il suo spessore) costituisce un attributo molto importante ancora una volta legato alla bassa porosità del materiale che esclude la presenza di micro fessure atte a favorire la penetrazione e il ristagno di eventuali sostanze aggressive. A questo risultato concorrono anche le elevate temperature di cottura che si raggiungono nei forni per ceramica (1.200°) , che consentono di raggiungere maggiore inerzia chimica.
coefficiente di attrito (scivolosità)
La scivolosità di un pavimento è legata alla sicurezza della deambulazione e rappresenta, pertanto, un requisito fondamentale dei pavimenti stessi.
Il coefficiente di scivolosità, indicato dal valore “R”, si riferisce ad un metodo previsto dalle norme tedesche DIN 51130 e 51097, che classificano i prodotti in base al loro coefficiente d’attrito,
in funzione delle esigenze specifiche di un determinato ambiente.
A seconda del livello di scivolosità, che può essere legato all’uso di particolari sostanze in determinati spazi di lavoro, o alla presenza di acqua, è obbligatorio, in base alla normativa, l’impiego
di un materiale a pavimento in grado di creare un notevole attrito tra le superfici a contatto, capace quindi di limitare la pericolosità dello stesso per le persone. Quanto più alto è il
coefficiente d’attrito, tanto minore è la scivolosità.
La normativa distingue la scivolosità delle superfici calpestabili per le zone ove si cammini con piedi calzati (R9-R13), e per quelle a calpestio a piedi nudi (A,B,C).
Secondo il metodo di misura previsto dalla DIN 51130, vengono distinte le seguenti classi di scivolosità e le indicazioni dei rispettivi ambienti di utilizzo:
Per gli ambienti in presenza d’acqua, dove sia prevista la deambulazione a piedi scalzi, il pavimento deve rispondere con prestazioni ancora più restrittive. Queste si possono misurare in base alla
normativa DIN 51097, e si classificano nei gruppi di valutazione A, B, C secondo un valore crescente:
Tra le proprietà fisico - chimiche a cui rispondono i propri materiali, include anche la resistenza dei colori alla luce, stabilita dalla normativa tedesca DIN 51094.
L’esigenza di testare anche questa caratteristica è data dall’ampio utilizzo del gres porcellanato per realizzare pavimentazioni esterne o rivestimenti di facciate di edifici, laddove quindi il
materiale è esposto a prolungate condizioni di insolazione.
IL CALIBRO
Nel corso del processo di cottura il gres porcellanato subisce variazioni dimensionali in riduzione, in funzione della temperatura all’interno del forno. Si può verificare pertanto che lastre di uno stesso articolo, cotte in diversi cicli di lavorazione, subiscano una esposizione termica non perfettamente identica, con conseguenti effetti sul ritiro lineare e perciò sulle dimensioni finali. Tali lastre risulteranno di dimensioni non equivalenti, avranno cioè un calibro diverso, una sia pur limitata diversa dimensione di fabbricazione. supporta il processo d’acquisto della propria clientela garantendo il confezionamento delle proprie lastre per partite omogenee per calibro ed eliminando il rischio di posare materiali con dimensioni diverse tra di loro all’interno di uno stesso cantiere.
POSA PIASTRELLE PAVIMENTO E RIVESTIMENTO
Le prime operazioni da fare sono le stesse dell'isolamento , cioè:
Essendo un lavoro che richiede più praticità che teoria, la comprensione dello svolgimento sarà più facile nelle parti con esempi. In ogni caso la teoria dello svolgimento è la seguente:
Mosaico
Quando si parla di mosaico si sta facendo riferimento alle tessere incollate generalmente su rete. Quindi nulla a che vedere con il mosaico artistico tagliato sul posto.
Il mosaico, quindi, si presenta come tessere di varia grandezza. Possona essere quadrati da 1X1, 2X2, 1X2,ecc... (valori espressi in centimetri), fino ad una grandezza massima di 5X5. In alcune
scatole di piastrelle 10X10 scrivono mosaico, ma in realtà il mosaico vero sono quelle piccole tessere incollate su rete in figli di solito 30X30 poco più.
Ad oggi si trovano anche listelli lunghi 30cm o anche 60 con larghezza 4 o 5 centimetri incollati su rete. Essendo una modalità di posa molto simile se non identica, si potrebbe anche in qiuesto caso
parlare di mosaico.
Per la posa, si dovrà fare attenzione a pochi punti ma essenziali (oltre alla pazienza di lavorare con piastrelline su rete):
Il mosaico è molto impegnativo, ma se si presta attenzione a queste poche principali regole, si riuscirà ad avere un risultato ottimale.